"La comunione di intenti ha determinato il processo di riconfigurazione di questo grande vuoto nel cuore della cittadina veneta - ... - reintegrandolo con il paese, con una ritrovata dignità architettonica, combinando il carattere sociale dell'operazione, la nuova destinazione d'uso e la sua antica vocazione agro-industriale. Il pregio derivava dall'eterogeneità e dalla molteplicità dei caratteri architettonici dei manufatti che su di esso prospettavano e che non erano espressamente vincolati, ad eccezione dell'oratorio e della porzione a tre piani. -...- Le due anime del progetto, quella privata, a servizio della banca e quella pubblica, aperta alla comunità, dovevano integrarsi e coesistere in armonia. Il progetto architettonico non mirava a trovare compromessi o mediazioni: si è scelto da una parte di preservare e consolidare filologicamente dove possibile, anche a costo di sofisticate soluzioni tecnologiche, dall'altra di rendere l'intervento contemporaneo riconoscibile, perché godesse di una sua autonomia e contribuisse a far crescere l'interesse per il preesistente, e per la riscoperta dell'intero complesso." da "Il progetto" di Gianni Rigo in La nuova sede della Banca Santo Stefano tra passato e futuro. Ed. Marsilio, Venezia 2010

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